Io più forte dopo l’addio di Renzi. Sono un argine alla fuga dei moderati nessuno potrà impedire le primarie.
Sono il più sensibile al dialogo con i 5 Stelle Con loro è possibile una convergenza sul tema dei rifiuti e sulla protezione delle coste e dell’ambiente «Semi sento più debole senza Renzi? Al contrario, sono io adesso l’argine per l’elettorato moderato e riformista. E nessuno potrà impedire le primarie». Risoluto. Fiducioso. Pronto a battere tutti. Eugenio Giani non risponde agli attacchi, ci vola sopra. Non che non lo abbia ferito l’appello lanciato contro di lui dal presidente toscano Enrico Rossi. Non che non lo abbia preoccupato la frenata sulle primarie della segreteria nazionale del Pd, attraverso il responsabile organizzazione Stefano Vaccari. Per la prima volta però il presidente del Consiglio regionale usa toni da candidato governatore. Come dire, chi pub fermarmi? Giani, non è un intervento a lei ostile quello della segreteria nazionale? «Vaccari ha ragione quando dice che si deve fare uno sforzo per cercare un candidato unitario. Ma lo stesso segretario Zingaretti, quando è venuto in Toscana, ha detto che devono essere i toscani a scegliere il candidato governatore. Possibilmente con un lavoro unitario, certo. Altrimenti con le primarie». E non teme colpi di mano? «Ho fiducia in Zingaretti». Difficile immaginare un si unanime del Pd alla sua candidatura. «Le primarie non sono un ripiego. Sono l’elemento costitutivo del Pd». Non c’è il pericolo che il duello spacchi il Pd? «Non vedo pericolo di lacerazioni, tutti i possibili candidati sono persone che hanno lavorato assieme da tempo: Federico Gelli, Emiliano Fossi, Giorgio Del Ghingaro. Tra tutti noi c’è un sentimento di rispetto». Si dimentica della segretaria Bonafè, che 11 27 prossimo verrà incaricata dalla direzione di cercare una soluzione unitaria. «Ringrazio Bonafë perla chiarezza con la quale, replicando a Vaccaro, ha sciolto ogni dubbio sul fatto che lei non si candiderà. La ricerca di una soluzione unitaria è giusta, ma se c’è uno che può svolgere un ruolo unitario quello sono io: proprio in questi giorni sto ricevendo attestati da tutti i territori, dai sindaci e dai rappresentanti delle categorie. E molti di questi hanno votato Zingaretti». Ma lei non si sente più debole, dopo l’uscita di Renzi? «Mi sento addirittura più forte, adesso è in luce tutta la mia personalità, senza dover essere riconducibile a qualcun altro». Non era il candidato di Renzi? «Ero il candidato sostenuto da Renzi. Ma dopo il suo addio il Pd rischia che il suo elettorato più moderato e riformista finisca per cambiare casa e deve perciò valorizzare chi ha un profilo riformista e di buon amministratore». E lei_. «I cittadini mi devono valutare per quanto ho fatto: da assessore il mio impegno perla scelta della tramvia, la realizzazione dell’ultimo stadio della città (il Ridolfi, ndr), da presidente della Firenze Parcheggi 4 strutture di sosta in 4 anni. Poi l’esperienza istituzionale, in Comune e poi in Regione». Lei si considera più mediatore o intransigente? «In generale tendo sempre alla mediazione pur di allargare il consenso e la coalizione. Sono però intransigente nella realizzazione di opere come la Tirrenica, l’Alta velocità e l’aeroporto». Addio dunque al dialogo con i 5 Stelle? «No invece. Sono convinto che con pazienza si possono trovare dei motivi di convergenza: sul tema dei rifiuti e della pubblicizzazione dei servizi pubblici a partire dall’acqua, sulla protezione delle coste dall’erosione, sulla svolta plastic-free. E ritengo possibile con i 5 Stelle delle convergenze al ballottaggio. La Toscana è l’unica regione a prevedere la possibilità del ballottaggio». Non teme che lo stesso Pd la ritenga inidoneo al dialogo con i pentastellati per via della sua lunga storia politica? «Finora in Consiglio regionale, e penso che Giacomo Giannarelli me ne darà atto, sono quello che ha avuto più sensibilità al dialogo con i 5 Stelle». II presidente Rossi chiede un fronte anti-Giani. «Rossi è stato per due anni via dal Pd, nonostante che il Pd l’avesse votato. È ritornato ammettendo onestamente il fallimento di Leu. E quando si rientra il bon ton vorrebbe che lo si faccia in punta di piedi, non caratterizzandosi il giorno della scissione di Renzi con il sottoscritto, che ha scelto di restare». Quando si dovrebbero tenere le primarie? «Il primo dicembre. Oltre sarebbero troppo a ridosso del voto». Si sente di battere un possibile sfidante come Gelli? «Sinceramente sì, ritengo di poter interpretare più di Gelli una visione progressista e innovativa tipica della sinistra assieme ai valori identitari di rappresentanza della Toscana e dei suoi Comuni».
– Massimo Vanni – La Repubblica Firenze
